martedì 17 gennaio 2012

40 ANNI DOPO WOUNDED KNEE, UN GIUDICE RIFLETTE... (nativiamericani.it)

Quando il vecchio giudice ha parlato, gli occhi della diciassettenne si sono riempiti di lacrime.
Bianca White ha pensato alla sua bisnonna stesa su quel terreno ghiacciato, una delle oltre 300 vittime fra uomini, donne e bambini della sua tribù. Ricordò la sua visita al cimitero di Wounded Knee nel Sud Dakota e di aver visto il nome della sua ava scolpito sulla pietra grigia dello stele.
Mercoledì scorso, 121 anni dopo la morte della sua bisnonna a Wounded Knee, White era seduta in una sala della corte federale ad ascoltare il vecchio giudice distrettuale Warren K. Urbom che parlava del massacro e del suo ruolo di supervisione dei processi degli attivisti nativi che avevano ripreso Wounded Knee nel 1973.
“Mi ha fatto pensare molto ai miei antenati e a tutto ciò che essi subirono”, ha detto White, della tribù Santee Sioux.
Urbom ha parlato agli studenti coinvolti nel Progetto dei Giovani per la Sovranità dei Nativi (Native Sovereignty Youth Project), un progetto annuale di leadership organizzato dalla Commissione del Nebraska sugli affari indiani (Nebraska Commission on Indian Affairs) sostenuta finanziariamente dal Reparto degli Stati Uniti della salute e dei servizi umani (U.S. Department of Health and Human Services.)
Il progetto presenta quasi una dozzina di studenti provenienti da ogni tribù del Nebraska, Omaha, Ponca, Santee e Winnebago, e dei professionisti e dei leaders, includendo professori universitari, avvocati, senatori statali e allenatori di football (americano).
Mercoledì, gli studenti hanno incontrato il Rep. Jeff Fortenberry, ed hanno pranzato nella residenza del Governatore con la Prima Donna Sally Ganem e diversi senatori statali.
Nominato come giudice di distretto nel 1970 dall’allora Presidente Richard M. Nixon, Urbom ha presieduto i processi di quasi 150 attivisti nativi nel 1974. Erano accusati del loro coinvolgimento nell’assedio di Wounded Knee nel 1973, che cominciò dopo che i membri del Movimento degli Indiani Americani riprese il villaggio per attirare l’attenzione sulle loro preoccupazioni al riguardo della corruzione nel governo della Tribù dei Sioux Oglala.
Gli attivisti tenerono testa agli ufficiali federali per 71 giorni, e come risultato dell’assedio un agente dello FBI rimase paralizzato e in seguito morì, e due attivisti furono uccisi. Quando l’assedio terminò, i processi di circa 150 attivisti furono consolidati, sotto la supervisione di Urbom.
Egli ha iniziato mercoledì a descrivere il massacro di Wounded Knee. Ha detto che l’AIM scelse il villaggio a causa del suo significato storico chiedendo agli studenti quanti di loro avessero visitato Wounded Knee. Quattro alzarono la mano.
Urbom ha affermato che fosse normale che un solo giudice presiedesse tutti i processi vista la similitudine di molti casi individuali. I processi cominciarono a Sioux Falls, S.D., ma Urbom chiese che essi fossero trasferiti a Lincoln dopo tre mesi e lo furono.
Disse che circa 100 casi degli attivisti furono abbandonati per mancanza di prove.
“Dissi, ‘Cio’ non è sufficiente”.
Fra i 49 restanti, ne trovò sei colpevoli e la “Eighth Circuit Court of Appeals” (Ottava Corte di Appello) più tardi annullò quattro di queste pene per insufficienza di prove. Le accuse contro i due restanti per assalto contro un ufficiale federale e per interferire con un ufficiale federale furono mantenute, e i due furoni messi in libertà sorvegliata.
Urbom ha detto di aver provato a rispettare gli attivisti e di avere anche accettato che molti di loro fossero assermentati fumando una pipa medicinale nativa invece di giurare sulla Bibbia. Egli ignorò un avviso di un maresciallo americano secondo cui realizzare i desideri degli attivisti avrebbe portato solo caos nella sala delle udienze, ma permise loro di restare seduti quando egli entrava nella sala.
“Non c’era nessun segno che essi fossero là per causare noie”, disse. “Essi non causarono nessuna difficoltà.”
Egli inoltre permise che qualche testimone nativo offrisse la sua testimonianza nella lingua Lakota e autorizzò qualche capo tribù a sedersi fra la giuria durante i processi.
Urbom ha anticipato che la sua autobiografia, “Called to Justice: A Life of a Federal Trial Judge,” (Chiamato dalla Giustizia. La Vita di un Giudice dei Processi Federali) sarà probabilmente pubblicata dalla University of Nebraska Press quest’ autunno e includerà l’informazione sui processi AIM.
Cherish Mallory, una ragazza di Winnebago, ha detto che era impressionata dalla volontà di Urbom di rispondere positivamente alle richieste culturali degli attivisti nativi.
“Egli ha capito le tradizioni,” ha detto. “È ciò è giusto ed interessante.” (Traduzione a cura di Benedetta Pignataro).

1 commento:

  1. voglia il Cielo che le speranze siano ben riposte e che gli spiriti possano finalmente riposare in pace

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